Perché è famosa Liliana Segre: l’Olocausto italano e la testimonianza della Shoah

Liliana Segre è famosa in tutto il mondo, ma perché? Andiamo a scoprire di più su una delle ultimi superstiti dell’Olocaussto italiano, una testimonianza attiva della Shoah.

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Perché è famosa Liliana Segre: l’Olocausto italano e la testimonianza della Shoah (ANSA) YouMovies.it

Stasera su Rai 3 a partire dalle 21.20 va in onda Liliana in prima tv. Nata a Milano il 10 settembre del 1930 è da anni attivista in un mondo che non deve scordare le tragedie della Seconda Guerra Mondiale. Cresciuta in una famiglia atea di ascedenza ebraica, la donna subì le difficoltà delle leggi razziali fasciste a partire dal 1938. A tredici anni fu arrestata e poi subito dopo deportata al campo di concentramento di Auschwitz dal quale fece ritorno ma solo dopo la guerra.

Negli anni ottanta iniziò a regalare la sua testimonianza, raccontando la sua esperienza e impegnandosi contro il razzismo. Il 19 gennaio del 2018 fu nominata senatrice a vita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una donna che ha regalato forti testimonianze di un periodo che dobbiamo assolutamente portare dentro per non fare in modo che cose così si possano ripresentare.

Il film mostrato dalla Rai ci racconterà alcuni aspetti fondamentali della sua vita e dei passaggi che non possiamo assolutamente dimenticare. Guardatelo che vi arricchirà.

Liliana Segre, tutto quello che c’è da sapere

Liliana Segre visse con il padre e i nonni da bambina con la mamma che morì quando lei da bimba non aveva compiuto nemmeno un anno. Ebbe consapevolezza di essere ebrea solo ed esclusivamente attraverso il dramma legato proprio dalle leggi razziali fasciste perché di fatto la sua famiglia era atea.

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Liliana Segre, tutto quello che c’è da sapere (ANSA) YouMovies.it

Sull’avambraccio fu targata con la matricola 75190 che la riconosce. Per circa un anno, nonostante fosse solo una bambina, fu messa ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union che apparteneva alla Simens.

A gennaio del 1945 affrontò la marcia della morte verso la Germania e venne liberata il 1° maggio del 1945 dal campo di Malchow, un sottocampo di Ravensbruck. Al rientro in Italia visse inizialmente con gli zii e poi con i nonni materni che erano gli unici superstiti della famiglia.

Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci anche lui reduce dai campi di prigionia tedeschi per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò e non perché ebreo, visto che era cattolico di origine. Spesso l’abbiamo vista protagonista in televisione grazie al suo modo di fare e alla sua voglia di raggiungere risultati.

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