Massimo Troisi lo amiamo praticamente tutti, ma è anche vero che molti facevano fatica a capirlo senza togliere nulla al fascino della sua recitazione. Un moderno Charlot.

Massimo era di fatto un moderno Charlot, molto simile a Charlie Chaplin non nella recitazione ma nel suo modo di fare unico e in grado di creare un vero e proprio fenomeno culturale.
Come l’attore londinese ha inventato un linguaggio e laddove il primo era re del muto e costretto a farlo, questi ha voluto includere la sua fisicità all’interno di una recitazione che convinceva tutti anche se con una parlata napoletana stretta.
Ed è così che è di fatto impossibile staccare gli occhi da Massimo Troisi una volta che lo vediamo muoversi sulla scena. Si tratta di un uomo straordinario che ha fatto la storia del cinema e c’è riuscito facendo comprendere a tutti i suoi gesti più che le parole, il suo modo di fare più che le emozioni trasmesse a voce.
Oggi vogliamo celebrare così un grandissimo artista che all’unanimità viene ricordato come uno dei migliori attori italiani, e non solo, di sempre.
Chi era Massimo Troisi?
Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio del 1953, la sua carriera inizia addirittura quando è ancora in fasce con una sua foto inviata alla Mellin che lo scelse come testimonial del latte in polvere. Da bambino deve iniziare a vivere delle complicazioni, colpito da una febbre reumatica che porta alla degenerazione della valvola mitrale e uno scompenso cardiaco.

Ai tempi del liceo, frequentava l’istituto tecnico per geometri, esordì nel teatro parrocchiale della chiesa di Sant’Anna dimostrando fin da subito grande stile e talento. L’esordio al cinema coincide con la sua prima regia è il 1981 quando riesce a lasciare tutti senza parole grazie a Ricomincio da tre.
Massimo è un fenomeno, i suoi film sono un successo incredibile dietro l’altro, sia quelli a cui partecipa sia quelli che dirige e scrive per sé stesso. Chiude la sua carriera nel 1994 quando ormai molto ammalato conclude con grande fatica Il postino di Michael Radford, sorretto da una controfigura e prossimo al trapianto di cuore.
Muore a Ostia a casa della sorella il 4 giugno del 1994 e lascia un vuoto incolmabile tra colleghi che lo apprezzavano e amici che ne hanno sempre capito la forza e lo spirito oltre all’innegabile talento.