Alberto Sordi, i film migliori della sua carriera sono drammatici e fanno piangere

Sono pochi gli attori comici, come Alberto Sordi, che hanno saputo far ridere intere generazioni, ma che hanno avuto anche la forza di far piangere il pubblico. Oggi vogliamo raccontare i suoi migliori film.

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Alberto Sordi, i film migliori della sua carriera sono drammatici e fanno piangere (foto RaiPlay) YouMovies.it

Sebbene in molti parlano di questo artista soprattutto per opere comiche, come per esempio Un americano a Roma o Il Vigile, a proposito quest’ultimo lo mandano in onda stasera su Cine 34, in realtà i film che più hanno esaltato le sue qualità sono quelli drammatici. Ne ha interpretati diversi in maniera davvero commovente e piena di colpi di scena.

Diventa interessante approfondirne tre che sono i più tragici della sua carriera, ma anche i più belli e forse troppo spesso dimenticati. E dunque diventa fondamentale cercare di riportarli alla luce, facendoli emergere e conoscere al pubblico maggiormente distratto. Andiamo a scoprirli da vicino, soffermandoci sui significati densi di ognuno di questi.

I film migliori della carriera di Alberto Sordi sono drammatici

Tra i migliori film interpretati da Alberto Sordi c’è sicuramente Un borghese piccolo piccolo, si tratta di una pellicola del 1977 diretta da Mario Monicelli e tratto dall’omonimo romanzo, dell’anno prima, di Vincenzo Cerami. L’attore romano interpreta Giovanni un portiere che sogna una vita migliore per suo figlio Mario a cui presta il volto uno strepitoso Vincenzo Crocitti.

Quando riesce finalmente a far partecipare il figlio a un concorso pubblico questo viene ucciso finendo per sbaglio all’interno di un attentato. Inseguirà i suoi carnefici per cercare di attuare la sua vendetta.

sordi con lo sguardo ammiccante
I film migliori della carriera di Alberto Sordi sono drammatici (foto RaiPlay) YouMovies.it

C’è poi da parlare sicuramente di Detenuto in attesa di giudizio, un film del 1971 diretto da Nanni Loy e veramente difficile da digerire. Alberto interpreta Giuseppe Di Noi, un uomo trasferitosi in Svezia che decide di portare la famiglia in vacanza in Italia. Verrà arrestato, senza nessuna valida motivazione, alla frontiera e costretto a vivere delle esperienze impossibili da accettare per chiunque figuriamoci per un innocente.

Chiudiamo con La più bella serata della mia vita di Ettore Scola del 1972 che è liberamente ispirato al romanzo Le panne. Una storia ancora possibile di Friedrich Durrenmatt. L’uomo si ritroverà in una misteriosa villa costretto a dover dare delle spiegazioni e chiuso in un meccanismo da brividi.

Si tratta di tre film che meriterebbero di tornare a far parlare di loro in un contesto dove fin troppo spesso si è superficiali e non si riesce ad approfondire rimanendo fermi all’apparenza delle cose che conosciamo e senza scoprire quello che invece è più lontano da noi.

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