Davide Pulici ha pubblicato per Nocturno Libri il testo “L’alternativa, il cinema selvaggio di Milano”. Abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di poterlo intervistare in esclusiva.
Dove nasce l’idea de L’Alternativa?
L’idea del libro nasce dal fatto che erano ormai molti anni che andavo raccogliendo materiale sul cinema fatto in questa città, che è la città in cui sono nato e in cui vivo. Ho conosciuto e sono diventato amico di molta gente che ha lavorato nel cinema milanese. Alcuni di loro non ci sono più. Volevo rendergli un omaggio, anche a coloro che magari hanno avuto ruoli minori, nelle retroguardie ma che sono stati essenziali in questo microcosmo che fu, appunto, il cinema milanese. Qui ci fu un grande fermento, almeno per una ventina di anni, dall’inizio degli anni Sessanta alla fine del decennio successivo. E pareva davvero che potesse nascere un’alternativa al cinema di Roma. Poi la cosa per varie ragioni, anche strutturali e politiche, non è andata. Ma è rimasta la testimonianza di quel periodo, nei film. Film spesso originali, innovativi e sempre abbastanza selvaggi
Qual è il fattore comune che avvicina la Milano del periodo da te analizzato?
Il fattore comune, ciò che costituisce un po’ il minimo comune denominatore del cinema milanese di quegli anni, direi che è una certa natura, intrinseca, piuttosto controcorrente. Non so se questo dipendesse anche da ragioni geografiche che diventavano quindi anche culturali. Ma qui si pensava il cinema in maniera diversa da Roma, e mi riferisco naturalmente agli autori indigeni. Ma anche i film che i romani venivano a girare da queste parti, risentivano di questa impronta originale, decentrata. Questo anche perché spesso e volentieri le maestranze che venivano usate erano locali, quindi nel confezionamento di un film, anche se diretto o prodotto da gente di Roma, permaneva questo influsso milanese. Senza contare che lo skyline milanese e più in generale lombardo rappresentava una novità rispetto ai soliti panorami della Capitale. Era anche una questione di generi che meglio si prestavano a essere contestualizzati in una metropoli dal respiro europeo e penso al poliziesco, soprattutto.
Tanti nomi interessanti, ci puoi consigliare qualche film da vedere a partire da questo lavoro?
Direi che il cinema di Cesare Canevari può essere un buon viatico per capire il modo di fare cinema alla milanese. Ma anche Ermanno Olmi credo sia imprescindibile, sebbene partisse da presupposti differenti.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo? Se sì ci puoi svelare qualcosa?
Ho appena finito di scrivere un libro che non c’entra con il cinema. Si intitola Nelle fauci del Tempo e ripercorre la vicenda del leggendario Cronovisore di Padre Pellegrino Ernetti, una Macchina del Tempo che sarebbe stata perfezionata negli anni Cinquanta e successivamente “silenziata” a causa della sua pericolosità. Una vicenda sulla quale si è scritto tutto e il contrario di tutto, che potrebbe sembrare semplicemente una favola, ma che rivela connessioni impensabili. Un argomento controverso e appassionante, che mi ha letteralmente ingoiato negli ultimi mesi. E sul quale credo di avere gettato qualche minima luce…
Nocturno libri sta regalando delle piccole perle tra cui L’Alternativa, qual è il vostro obiettivo?
L’obiettivo con i libri di Nocturno è quello di mettere a disposizione degli appassionati e di coloro che seguono la filosofia di Nocturno, degli studi mi auguro non banali e non scontati sul cinema ma non soltanto sul cinema. D’altra parte noi abbiamo la fortuna di poter attingere a un patrimonio sterminato che è quello dei nostri archivi, per cui gli spunti non mancano. E intendo i nostri dossier, che sono spesso delle grandi basi di partenza che è possibile ampliare e approfondire e aggiornare. Un lavoro trentennale che oggi più che mai rivela la sua preziosità
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