Albano, ecco il suo acerrimo nemico: un cantante morto famosissimo

Vi siete mai chiesti chi è il nemico di Albano Carrisi? Non ci crederete, ma è un cantante famosissimo ed amato in tutto il mondo. Ecco cos’è successo.

Nel mondo dello spettacolo esiste la competizione tra artisti. Tantissime volte abbiamo visto scontri tra loro, ma quella che ha interessato il cantante pugliese è stata risolta in tribunale ed ha avuto un esito incredibile. 

Albano Carrisi
Getty Imgaes

Albano Carrisi è uno degli artisti più amati dal pubblico italiano. Un vero e proprio personaggio televisivo capace di adattarsi in diversi ruoli che gli vengono proposti: è stato attore, naufrago, ballerino, coach. Tutte esperienze che lo hanno reso un volto popolare. 

Ma lo sapevate che tra le molteplici esperienze che ha passato il cantante di Cellino San Marco, capace di segnare un’epoca con le sue canzoni, nella sua vita c’è stata anche una causa di plagio contro Michael Jackson? È un’episodio che sa dell’assurdo ma è tutta la verità.

Non tutti sanno che il cantante pugliese è stata protagonista proprio di una lunga battaglia legale con il “Re del pop”. Ma adesso andiamo a vedere nel dettaglio cosa è successo e quale fu la sentenza che mise fine a quella lotta.

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Albano ha denunciato Michael Jackson per plagio: la battaglia legale 

Era il 1994 quando Carrisi si accorse che il brano Will You Be There di Michael Jackson incisa nel 1991 era molto somigliante a I cigni di Balaka che il cantante aveva inciso con la moglie Romina Power nel 1987. O meglio, l’artista pugliese fu avvisato dal figlio Yari che aveva ascoltato il brano di Jackson. 

La canzone di Jackson era uno dei singoli all’interno dell’album Dangerours. Dopo che Albano aveva denunciato l’artista per plagio, la Pretura Civile di Roma costrinse la Sony (la casa discografica che distribuiva il disco) a ritirare il progetto discografico e a rilasciare una nuova versione senza Will You Be There. 

Nella prima udienza, per capire se il brano di Carrisi fosse plagiato o meno, fu chiamato in causa anche Ennio Morricone. Nel 1997 il Tribunale di Roma revocò il precedente ordine di sequestro perché non c’era prova che Jackson potesse essere a conoscenza di quel brano dell’artista italiano. Alcuni mesi dopo, invece, il Tribunale di Milano sentenziò che entrambe le canzone erano ispirate a vecchi brani blues che non avevano copyright, ovvero non erano sottoposti al diritto d’autore. E quindi condannò Carrisi a pagare le spese legali.

Le cose cambiarono nuovamente nel 1999 quando il pretore penale di Roma stabili che Carrisi non aveva tutti i torti, visto che i due brani avevano 37 note consecutive identiche. E in quella circostanza Jackson fu condannato a pagare quattro milioni di lire. 

A ribaltare la situazione, ancora una volta, fu la Corte di Appello di Milano che confermò quanto era stato rilevato due anni prima, ovvero che i brani non erano originali ma ispirati a canzoni senza copyright. E quindi Carrisi dovette pagare le spese processuali, perché era stato lui a portare in tribunale Jackson.

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La causa doveva finire definitivamente in Cassazione. Ma la cosa incredibile è che i due artisti si misero d’accordo per realizzare un concerto benefico, ma che non fu mai realizzato per via di altre vicende giudiziarie della pop star. Nel 2001, un procedimento pensale assolse definitivamente Jackson dalle accuse di plagio. 

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