Ilario Monti, montatore e aiuto al montaggio, ha concesso a noi di YouMovies una bellissima intervista. Apriamo il sipario ed addentriamoci nel favoloso mondo che si cela dietro ad un film.
Ilario Monti, giovane montatore, si è diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Subito dopo il diploma sembra sia stato travolto dalla fortuna, infatti lo abbiamo visto in molte pellicole italiane e straniere. Ma scopriamo da vicino il lavoro dietro le quinte dei film. Non esistono solo attori e registi, un ampio mondo si cela alle sue spalle. Scopriamolo.
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Ilario Monti, INTERVISTA: “Nelle piccole cose si nota la differenza”
So che nei film svolgi il ruolo di editor, ci puoi chiarire questa funzione all’interno del panorama cinematografico?
“È vero, questa parola in inglese ha una reale somiglianza alla parola italiana editore, ma il significato è completamente diverso. Io sono sia montatore che assistente al montaggio. Il mio ruolo come assistente al montaggio è prendere tutto il materiale che arriva dal laboratorio, il quale lo passa al set e poi in sala di montaggio, transcodificato con file più leggeri. Il mio compito è nell’organizzare questo materiale e sincronizzarlo. Dunque unire audio e video e rendere il progetto il più possibile organizzato per il montatore. Questo avviene nella prima fase, mentre nella seconda fase vi è il processo di inviare questi materiali ai vari reparti: suono, effetti speciali ecc… Il montatore è colui che dà una forma e un senso narrativo al materiale.”
La tua filmografia è in parte italiana, in parte americana. Con chi ti sei trovato meglio a lavorare?
“Concettualmente è diverso anche se ho lavorato sempre con montatori italiani all’interno di produzioni o italiane o straniere. A livello di montatore non ci sono state differenze, mi sono trovato bene con tutte le persone con cui ho lavorato, ho avuto molta fortuna. Da un punto di vista di produzione l’Italia è leggermente un passo indietro rispetto al modus operandi del cinema americano. Mi sono trovato meglio con una produzione americana per il modo di lavorare che hanno. Nelle piccole cose si nota molto la differenza.”
Com’è iniziata la tua carriera?
“La Fortuna. Sicuramente ci vuole un pizzico di fortuna, ovviamente la bravura è alla base. Io mi sono diplomato nel 2017 al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma e poi una volta finito ero spaesato. Finita la didattica ho iniziato a trovare lavoro. Ero alle prime armi, ho iniziato a mandare i curriculum un po’ ovunque, ma nessuno mi ha risposto. Poi sono riuscito ad avere il contatto di un montatore inglese, l’idea di spostarmi e mettere la testa fuori mi piaceva molto. Mi ero messo d’accordo per vedermi con lui, avevo preso il biglietto e l’hotel, quando poi mi arriva la chiamata di un mio amico del Centro Sperimentale, dicendomi che cercavano un’assistente per Notti Magiche, il film di Paolo Virzì, che vede al montaggio Jacopo Quadri. Alla fine non sono partito ed ho iniziato lì la mia carriera. Poi ho lavorato ad altri progetti con il montatore Jacopo Quadri e nel mentre di una di queste collaborazioni a lui viene proposto il film “Waiting for the barbarians” e così è nata anche la collaborazione con una produzione americana. Sostanzialmente ero nel posto giusto al momento giusto.”
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Sei passato da film, serie Tv, cortometraggi sino ad arrivare anche ai documentari, quale preferisci come stile di racconto?
“Non ho un genere vero e proprio. Sicuramente preferisco film di finzione rispetto ai documentari. Mi piacerebbe fare un musical. Ed anche il classico blockbuster.”
Con chi sogneresti di poter lavorare?
“Tra i montatori italiani mi piacerebbe lavorare con Walter Fasano, Gianni Vezzosi, Valerio Bonelli e Esmeralda Calabria, con quest’ultima ci siamo sempre rincorsi ma non c’è mai stato modo di lavorare insieme. Tra i montatori australiani vorrei lavorare con Lee Smith.”
Hai mai pensato di cimentarti in un altro ruolo sempre all’interno del mondo del cinema?
“Al momento no. Sul set ho provato ad indossare diversi ruoli, come ad esempio quello da regista, ma si è rivelata abbastanza fallimentare, quindi al momento mi piace quello che faccio e in un futuro si vedrà. Non sento la necessità di cambiare e trovare altro.”