Devis Pinto, il giovane executive Chef ci racconta gli innumerevoli sacrifici che il suo lavoro comporta e la soddisfazione del realizzarsi.
E’ proprio quando meno te lo aspetti che ti ritrovi a gioire per l’obiettivo raggiunto, seppur inaspettato, perché il mondo della cucina è difficile ed è fatto di immensi sacrifici e scelte alle quali spesso non puoi dire di no.
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Devis Pinto, l’intervista
Da quanto tempo fai questo lavoro?
“Quest’anno sono esattamente 10 anni che ho iniziato il mio percorso. Ricordo ancora la prima esperienza come Commis a Bassando del Grappa, avevo 14 anni.”
Quali sono gli aspetti negativi di questa professione?
“Gli aspetti negativi di questa professione sono molteplici e sicuramente strettamente personali. Dal mio canto quello peggiore è proprio stare lontani dai propri affetti per realizzare il tuo sogno. Però lo ritengo indispensabile per poter ampliare il bagaglio culturale viaggiando alla scoperta di nuove usanze e tradizioni.”
Cosa cambieresti, se ne avessi i mezzi, per poter migliorare alcuni aspetti della ristorazione?
“Una domanda non facile. La prima cosa che mi viene in mente è l’utilizzo di materie locali, valorizzandole e se possibile a km 0. Al giorno d’oggi tanti cuochi si cimentano con la cucina fusion utilizzando il 75% di prodotti non nostri, tralasciando quindi l’importante aspetto della materia prima. Abbiamo le migliori verdure, spezie, pesci, perché comprare fuori? Chiaramente fin dove è possibile.”
E gli aspetti positivi?
“Gli aspetti positivi sono sicuramente la possibilità di trasmettere emozioni, racconti, esperienza. Poter esprimere chi siamo attraverso un piatto e poter far vivere un momento di felicità a chi lo mangia. C’è un concetto giapponese “MONO NO AWARE” che viene utilizzato per esprimere la bellezza di un fiore che nasce e muore in pochissimo tempo, ma chi ha la fortuna di poterlo ammirare avrà per sempre un bellissimo ricordo nel cuore. Così è la cucina: in un piatto nasce, in un boccone termina, ma se fatto bene ti resta nel cuore per sempre.”
Racconta un aneddoto che ti ha dato la certezza di voler continuare a fare questo lavoro.
“Ho pensato diverse volte di mollare tutto, ma quando sono entrato nella Guida Michelin senza che me lo aspettassi ho deciso che questo sarebbe stato il mio cammino e la forza più grande me l’ha data la mia donna, che era anche la mia Sous Chef. Uscivamo da una stagione devastante, ma lei non ha smesso di credere in me. Quando arrivò la notizia da parte della Michelin ci abbracciammo per 10 minuti, piangendo dalla felicità.”
Quali sono le tue specialità?
“La mia specialità sono sicuramente le carni. Amo lavorare la carne dall’inizio alla fine. Scegliere l’animale, disossarlo personalmente per poter ricavare le parti delle quali ho bisogno. Ricavare i fondi di cottura e avere risultati ottimi lavorando il 100% dell’animale.”
Pensa a un tuo piatto, quello che ti è riuscito meglio. A che film lo assoceresti?
“Sicuramente il caldo freddo del tonno. Dietro a questo piatto c’è tutta la mia storia. Il film al quale lo assocerei è Il Sapore del Successo.”