Marco Masini è stato protagonista sabato a Forte dei Marmi del primo concerto del tour 30th Anniversary a Villa Bertelli.
La pandemia globale ha rinviato il tour del cantante toscano che è ripartito da questa speciale cornice. Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltarlo in ESCLUSIVA ai nostri microfoni partendo proprio da questo concetto: “Quando si tornerà come prima? Non lo sappiamo, lo decide il comitato tecnico scientifico. Siamo in mano a una cosa che non conoscono gli scienziati figuriamoci noi cantautori. Ci limitiamo a dare quello che possiamo dare, cercando di condividere emozioni e lasciando qualcosa in un momento storico veramente difficile, ma anche per prendere qualcosa dall’affetto per il pubblico. Stare a casa per noi e stare senza musica è difficile. Facciamo quanto ci è consentito fare in piena sicurezza cercando di rispettare ogni tipo di regola. Siamo pronti a partire appena ci daranno il via”.
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Si passa a parlare con Marco Masini della sua carriera: “Come mi vedo tra cinque anni? Non lo so, non voglio conquistare il pubblico ma cerco di raccontare me stesso con sincerità attraverso la vita che vedo, vivo e sento attraverso la storia degli altri e non solo la mia. Faccio il mio lavoro, quello del cantautore. Scrivere e raccontare”.
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Per arrivare poi alle metafore: “Il tatuaggio del giglio era rosso, volevo farlo bronzo e l’ho fatto in due volte. Le metafore sono importanti, ma io sono sempre andato dritto al centro dell’argomento, le ho usate per dare un tocco di poesia che ci vuole nella musica, nella letteratura e in ogni cosa che ascolti. Il giglio è chiaro così come gli altri due tatuaggi, il nome di mia madre e un’iniziale che spiegano bene quello che vogliono dire”.
Interessante è lo spunto sui suoi brani meno conosciuti: “Quando fai un concerto devi accontentare una parte di pubblico che magari è affezionata e conosce canzoni come Frankenstein e A 200 all’ora e una più vasta che vuole ascoltare quelle popolari. Fai una scaletta che accontenti tutti quanti. Le canzoni meno popolari le gestisco un po’ alternate, Frankenstein l’ho fatta un paio di volte qualche anno fa invece A 200 all’ora non ancora”.
Per chiudere: “Se fossi un film? Sarei una serie tv, la mia vita è in continua evoluzione come per tutti. Io sono per le sfide e le serie sono così quando tutto sembra essersi messo a posto ne arriva un’altra”.
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