Ester Arzuffi è stata la madre di Massimo Bossetti, uomo condannato all’ergastolo per la morte di Yara Gambirasio, sempre convinta della sua innocenza.
Ester Arzuffi è il nome della madre di Massimo Bossetti, unico ad essere stato ritenuto colpevole per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio.
La donna è scomparsa all’età di 71 anni a causa di un tumore, ed ha vissuto gli ultimi anni della vita convinta della assoluta innocenza del figlio.
Varie sono state le interviste infatti che hanno visto protagonista la Arzuffi nel disperato tentativo di professare l’estraneità del figlio dal terribile crimine.
L’uomo era stato inchiodato da alcune prove del DNA che avevano portato al nome di Giuseppe Guerinoni, che aveva un profilo genetico strettamente connesso a quello di Bossetti.
LEGGI ANCHE —> Strage di Montecatini, il crimine macchiato dal sangue degli innocenti
Durante le indagini infatti si era arrivati ad ipotizzare una relazione extra-coniugale tra Ester Arzuffi e Giuseppe Guerinoni, un autista di autobus che spesso le dava dei passaggi in fabbrica.
Anche alcune dichiarazioni di un ex collega di Guerinoni hanno confermato che tra l’uomo e la donna ci fosse stata una relazione.
La Arzuffi però ha sempre continuato ad affermare che in realtà il figlio lo avesse avuto con il marito Giovanni Bossetti.
Ester Arzuffi mamma Massimo Bossetti: un grande dolore
Gli ultimi anni della sua vita Ester Arzuffi li ha vissuti in pena per il figlio Massimo Bossetti, ritenuto colpevole del delitto di Yara Gambirasio.
Per tanto tempo la donna ha sempre difeso il figlio, non riuscendo a vedere minimamente un’indole da killer in quel ragazzo che ha cresciuto con amore.
Inchiodato delle prove del DNA, l’uomo fu condannato all’ergastolo, nonostante la difesa abbia contestato più volte anche la prova genetica.
LEGGI ANCHE —> Marco Prato omicidio Luca Varani, chi è? Le ultime parole prima del suicidio
Pare infatti che in quest’ultimo mancasse il DNA mitocondriale di Bossetti e che quindi bisognasse in qualche modo riesaminare la situazione.
Proprio il 29 novembre 2019 la Corte d’Assise di Bergamo ha autorizzato al riesame di tutti i reperti, compresi gli indumenti della ragazza e le varie tracce di DNA.