Maurizio Lastrico è Andrea, uno dei protagonisti del film Io sono Mia, in onda questa sera su Rai 1 alle 21.25, che omaggia la grande cantante Mia Martini.
Maurizio Lastrico è attore, cabarettista e comico italiano brillante e intelligente, che ha saputo nel suo percorso lavorativo guadagnarsi il consenso e l’amore del pubblico.
Ha ottenuto visibilità e successo grazie al programma Zelig Off, proponendo una sua personalissima rivisitazione della Divina Commedia che ha catturato subito l’attenzione degli spettatori.
Nel 2017 ha anche sostituito Maurizio Crozza nel programma di Giovanni Floris, diMartedì.
LEGGI ANCHE —> Maurizio Lastrico è fidanzato? La verità sulla sua vita privata
Nella sua carriera ha lavorato molto in teatro, ma anche per il cinema, come ad esempio nella pellicola Sole a Catinelle, e per la televisione.
In questo ultimo ambito, oltre che ad esprimere la sua comicità in programmi di intrattenimento, lo abbiamo potuto vedere anche in veste di attore in alcune fiction e film come Tutto può succedere, Don Matteo, Il processo e Io sono Mia.
Maurizio Lastrico, l’intervista all’attore
Questa sera andrà in onda Io sono Mia, film che omaggia la cantante Mia Martini. Raccontaci la tua esperienza sul set.
“È stato uno di quegli incontri veramente fortunati quel set. Fin da subito ho riscontrato un tale livello di professionalità e il modo di affrontare questo personaggio e questa storia in maniera così rispettosa, ma col tentativo di andare veramente in profondità. Per me è stato un bel gradino, un bel salto. Credo che le scene che abbiamo girato a Sanremo, all’Ariston, siano tra le più belle che abbia mai recitato tra teatro e cinema, al di là del risultato in sé, ma proprio emotivamente. È un ricordo molto vivo e sono veramente grato di aver partecipato a questa avventura. Inoltre mi fa piacere che sia stato recepito e percepito con così tanto entusiasmo dal pubblico e dalla critica. A livello attoriale mi ha dato una bella patente poter fare un personaggio comprimario forte.”
La tua passione per il mondo dello spettacolo da dove nasce?
“Penso proprio dalle prime volte che raccontavo qualcosa da piccolo e l’effetto che produceva su chi ascoltava. Da quel momento, quando sono entrato a contatto con questo tipo di magia, ho continuato a studiare e cercare di capire come migliorare e come farlo diventare un mestiere. La consapevolezza poi è arrivata in tante fasi e successivamente l’entrata in Accademia è stato lo spartiacque.”
Ti abbiamo visto in alcune serie tv, al cinema, al teatro e anche destreggiarti come cabarettista. Qual è la tua vera dimensione, in cui ti senti “a casa”?
“In realtà quello che mi piace è avere varie dimensioni, perché mi sento a casa nel viaggio, nel passaggio da tra una cosa e l’altra. Chiaro che il live, il contatto con il pubblico ecc., probabilmente è la cosa che mi riesce meglio e quella dove c’è un po’ la summa di tutto. Però mi fa piacere ogni tanto uscire da qualcosa che amo tanto come il live e la comicità per, anche banalmente, tirare il fiato ed entrare in contatto con persone che scrivono meglio di me per il cinema e per il teatro, oppure anche recitare delle emozioni, delle parole, che io non normalmente non scriverei per me. Tante delle cose che sperimento interpretando ruoli diversi, poi diventano dei begli spunti da poter fare nei miei pezzi comici o nelle cose che scrivo. Un’altra cosa bella, ed una dimensione che io solitamente non vivo spesso perché sono sempre in giro da solo, è avere dei colleghi che condividono con te lo stesso percorso, poterci parlare del quotidiano, di cosa mangiare, delle varie parti da studiare, insomma è un po’ come tornare a scuola.”
Il tuo destreggiarti in vari ambiti è un bisogno fisiologico e creativo o ti piacerebbe poterti dedicare ad una sola carriera in particolare?
“Credo che probabilmente anche per il momento storico è difficile immaginarsi solo una carriera. Per quanto mi riguarda sono anche un po’ le proposte che mi guidano, quando arrivano. Quando invece capita un momento come questo dove sono fermi tutti, io posso dedicarmi alla mia creatività.”
LEGGI ANCHE —> Summertime, Maria Sole Mansutti-Laura mamma Ale ESCLUSIVA: “Moccia? No, ma…”
E tu come hai vissuto il lockdown?
“Intanto bisogna dire che con le limitazioni dire che sto bene e che tutto è apposto sarebbe un po’ una bugia, nel senso che comunque che la sedentarietà ha delle ripercussioni. Allo stesso tempo però erano diversi anni che auspicavo di avere qualche mese “libero” per potermi dedicare alla scrittura in maniera meno frenetica.”
Scrittura di cosa?
“Di pezzi miei, tante Divine commedie nuove, pezzi in lingua genovese. La mia idea è quella di aver dato al mio spettacolo una bella fetta di novità, di idee di comicità più tarata all’età che ho adesso.”
Qual è l’esperienza lavorativa che ti ha soddisfatto di più?
“Eh, che bella domanda questa! È difficile rispondere. Devo dire forse la mia ultima tournée estiva, dello spettacolo Nel mezzo del casin di nostra vita, perché ho sentito e sento che comincio ad avere un piacere sul palco e una padronanza delle cose che faccio, anche con tutti gli imprevisti che possono succedere col pubblico, e tutto comincia ad essere ciò che mi ero immaginato.”
Hai mai avuto paura del pubblico, di non riuscire a farlo sorridere?
“Sì, certo.”
E come si fa in quel caso?
“Si fa provando questo brivido, un po’ come buttarsi da un aereo con il paracadute e accettando il giudizio della gente.”
A te è capitato un episodio spiacevole di questo tipo?
“Sì, in una delle prime date che avevo fatto mi ero trovato in una situazione molto difficile in cui c’era la processione prima, il palco era quasi in mezzo alla strada, con le persone che si portavano le sedie loro.”
E cosa successe?
“Ci fu proprio il gelo totale. La mia comicità non era tarata a quella situazione, era veramente completamente fuori luogo. Sono comunque andato avanti, ho capito la situazione ad un certo punto e l’ho accettata e scherzato su questo. Credo però di aver subito pensato che dovevo crescere io.”
Quindi non ti ha spaventato quella situazione?
“Dire che stavo bene sarebbe una bugia, però mi veniva subito la voglia di raccontare la brutta figura agli amici. Già quella cosa era motivo di comicità. Il comico deve farsi il mazzo, ma appena si piglia un po’ troppo sul serio è fortemente a rischio.”
Qual è la tua musa ispiratrice? Cosa ti ispira nel tuo approccio al lavoro?
“Mi sento ispirato quando provo delle sensazioni nuove nella vita, ma anche molte piccole cose come ad esempio la sensazione di disagio, di grande piacere, come io mi comporto nelle cose. Mi piace poi sentire le parlate varie, i dialetti, i comportamenti umani, le persone che litigano, tutte cose per me affascinanti. Vediamo l’essere umano da quando siamo nati, in Tv, lo al cinema, ne parliamo, lo scrutiamo allo specchio, però se ad esempio non esistesse e improvvisamente dovesse comparirci davanti sarebbe qualcosa di affascinante. Raccontare l’uomo dunque è fantastico.”
Hai dei progetti che sono stati bloccati a causa della pandemia?
“Tantissimi. Ero in tournée e poi mi aveva preso la RAI per un progetto di cui non posso dire il nome, ma era un ruolo da protagonista.”
Ma riprenderanno questi progetti?
“Ma io spero Paolo Fox, stelle, astrologia, che si!”
Secondo te a livello lavorativo sul set è possibile tornare a lavorare in una situazione d’emergenza come questa?
“In questo momento attuale di emergenza no, però se dovesse calare un po’ la curva dei contagi allora si. Si sta comunque parlando di un’estate in cui si dovrebbe riprendere il lavoro.”
Secondo te si può scherzare su questa pandemia? Tu da comico come la vedi?
“Assolutamente sì! È chiaro che quando la comicità arriva da una verità, dalla sensazione che uno prova e sente, non dovrebbero esserci limiti. È anche vero però che il comico deve avere un’intelligenza che gli fa sentire la sensibilità del momento in cui vive.”
Ci sono molti comici che sono assolutamente dissacranti e politicamente scorretti. Come la vedi tu questo tipo di comicità?
“La amo molto e credo che in Italia non sia per niente facile sperimentarla.”
Secondo te perché questo tipo di comicità non va in Italia, mentre invece all’estero si?
“Secondo me perché in Italia noi il comico non lo vediamo come un attore, pensiamo che non stia recitando, ma che invece sia al bar e che dica ciò che pensa e per questo motivo gli diamo una responsabilità eccessiva delle cose che dice. Lui invece in quel momento è come se stesse recitando un personaggio. In America è più compreso nell’immediato che si tratta di finzione, mentre qui no. In Italia ad esempio spesso accade anche nelle fiction che chi fa il cattivo per strada poi viene insultato o anche su internet. Penso che sia dovuto ad una nostra tradizione, ad una identificazione dell’attore al suo ruolo. Io ad esempio mi ricordo in certe serie TV colleghi che si tagliavano le battute dei personaggi, quelle un po’ più scomode, per la paura di fare delle cose che rendessero il personaggio antipatico. Il bene primario dovrebbe essere la storia, invece è un po’ difficile e si vuole il favore del pubblico. Poi ci sono persone come Marinelli che ha avuto il coraggio di interpretare cattivi e di farlo fino in fondo e il pubblico l’ha amato, però si fa ancora fatica.”