Niente da nascondere, film di Michael Haneke, lascia tutti con la bocca aperta se rivisto oggi. Siamo nel 2005 quando la pellicola esce nei cinema e 15 anni dopo accade qualcosa di incredibile.
Mentre i due protagonisti si confrontano in televisioni scorrono delle immagini. In sottofondo ascoltiamo: “Ingresso del pronto soccorso. Sulla barella un uomo che verrà messo in quarantena. […] La persona che stiamo trasportando ha la febbre alta. […] I cinesi speravano di non rivedere più questa storia, ma dopo mesi latenti il virus è ricomparso”. Sicuramente la spiegazione pare chiara alla prima visione, ma tutto è alquanto inquietante se vediamo in questo momento quello che accade nel mondo.
Niente da nascondere, brividi lungo la schiena
Riammirando oggi lo straordinario “Niente da nascondere” di Michael Haneke ci sembra improvvisamente di vivere nel presente anche se il film è stato girato 15 anni fa. Si parla di una pandemia partita dalla Cina e ovviamente si fa riferimento alla Sars che portò alla morte di 774 persone nel mondo, la maggior parte in Cina. Numeri diversi da quelli di quanto visto oggi per il Coronavirus, ma numeri che fanno riflettere.
Il film di Haneke si riferisce a questo anche se è impossibile non trovarsi di fronte a un brivido lungo la schiena. Di per sé il film è sicuramente carico di tensione con momenti di grande attesa e di riflessione. Il pubblico non può che ritrovarsi di fronte a una riflessione all’interno del tempo, della storia emotiva dei protagonisti e anche dello spettatore. Difficile spiegare in poche righe cosa rappresenti il film, vero saggio della filmografia dell’autore tedesco e capolavoro postmoderno. Lo studio dei materiali e la riflessione sulla cinepresa come causa-effetto del cinema e dunque occhio/spazio visivo dell’individuo si rincorrono tra vhs, video, immagini e flashback. Da guardare.