‘Il Buco’ è un film del 2019, diretto da Galder Gaztelu-Urrutia e che è uscito negli scorsi giorni sulla piattaforma Netflix.
‘Il Buco’ è un film del 2019 diretto da Galder Gaztelu-Urrutia, presentato in anteprima nazionale in concorso al Torino Film Festival lo scorso dicembre e uscito negli scorsi giorni sulla piattaforma Netflix per il grande pubblico. Il protagonista, Goreng, si sveglia insieme a un vecchietto in una cella forata al centro da un buco di notevoli dimensioni. I due non sono i soli presenti, ma ci sono diverse celle su diverse piattaforme sempre con due individui a piattaforma. Ogni piattaforma ha un numero da 1 fino a un numero indeterminato. Gli individui vivono nella piattaforma per un mese, l’ultimo giorno cambiano numero casualmente. Una volta al giorno in mezzo al buco passa una piattaforma con il cibo da mangiare, rimane fermo nelle varie celle per qualche minuto per poi scendere alla cella successiva. Le celle più in basso mangiano gli scarti delle celle più alte. Goreng al primo mese si troverà in una cella molto bassa e non arrivano nemmeno i pochi scarti delle celle più alte. I due dovranno resistere per un mese nella piattaforma non mangiando nulla, sperando il mese successivo di essere in una piattaforma più vicina al numero 1 per per cibarsi di qualcosa.
Goreng capisce dopo un paio di giorni le dinamiche all’interno della prigione, gli individui non si fanno scrupoli per poter mangiare. Nelle piattaforme in basso la fame gioca brutti scherzi, i prigionieri dopo che arrivano a 20 giorni senza toccare cibo sono pronti anche ammazzarsi l’un l’altro e avere comportamenti di cannibalismo per poter sopravvivere. Durante la visione emergono numerosi richiami alla Divina Commedia, le varie piattaforme vengono comparate ai gironi infernali. Inoltre anche riferimenti al Don Chisciotte, il vecchieto compagno di Goreng ricorda molto il Sancho Panza del celeberrimo romanzo.
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Il regista attraverso quest’opera cinematografica crea una visione allegorica delle classi sociali sotto forma di prigione a livelli. Quelli che stanno in cima alla prigione hanno tutti i benefici delle classi agiate e possono sperperare ciò che vogliono. Invece quelli delle celle più in basso ogni mese è un’incognita sopravvivere, l’unico modo è attuare strategie come l’omicidio per poter sperare di riuscire sopravvivere al mese successivo.
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L’opera ha indubbiamente il fine di rappresentare la lotta tra le classi sociali in maniera diversa, raramente vista sul grande schermo. Un film con aspetti molto simili, al quale il regista si è probabilmente ispirato, è ‘Snowpiercer’ di Bong Joon-ho, con dinamiche molto analoghe, ma sul piano orizzontale come quello di un treno rispetto al piano verticale di El Hoyo. La prima parte della pellicola è molto buona e invoglia la visione per poi perdersi completamente nella seconda partem risultando confusionario e non capire dove si vuole andare a parare. Il fine del regista senza dubbio è quello di capovolgere la piramide sociale, ma alla fine della pellicola il risultato è incerto e la risposta che vuole darci il regista non è al pari ai quesiti che emergono nella prima parte del film. Rappresentare la lotta sociale in una pellicola e non risultare superficiale non è per nulla facile, se poi si vuole mettere in mezzo capolavori della letteratura come La Divina Commedia e Don Chisciotte il flop è assicurato.