Arturo Artadi autista Alberto Sordi, puntò l’eredità dell’attore?

Ancora tutta da risolvere la questione a dir poco spinosa dell’eredità di Alberto Sordi. Ma qual è il ruolo del suo autista Arturo Artadi.

Era il 24 febbraio 2003 quando il noto attore Alberto Sordi è scomparso. Eppure, a distanza di 17 anni, non è ancora stata risolta l’annosa questione legata alla sua eredità. Una questione a dir poco complicata e spinosa, che ha addirittura portato a un processo per tentata circonvenzione della sorella Aurelia, che ha ereditato il patrimonio prima di morire a 97 anni.

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Arturo Artadi autista Alberto Sordi, qual è il suo ruolo nell’eredità?

Alberto Sordi

Il tutto si è comunque concluso con nove assoluzioni e sarebbero così cadute determinate accuse nei confronti di alcune persone vicine ad Albertone. Il tutto sarebbe cominciato dallo storico autista e vero e proprio factotum Arturo Artadi, di origini peruviane, che, secondo la Procura, avrebbe architettato un raggiro nei confronti dell’anziana donna, approfittando in primis delle sue delicate condizioni di salute. Il suo obiettivo sarebbe stato quello di cercare di mettere le mani sull’eredità di Sordi, uno dei più importanti attori del cinema italiano. Tutto quindi finirebbe per ruotare attorno a un patrimonio che, secondo stime, dovrebbe essere di ben 30 milioni di euro.

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Resterebbe tra l’altro aperta anche un’altra vicenda, ossia quella sul testamento con cui la sorella Aurelia avrebbe destinato tutto il patrimonio alla ‘Fondazione Museo Alberto Sordi‘. Quest’ultima è stata fondata il 31 marzo 2011 e ha sempre avuto come scopo principale quello di trasformare la villa da 650 mq di via Druso 45 accanto alle Terme di Caracalla, dove il buon Alberto ha vissuto dal 1958 alla morte, in un vero e proprio museo commemorativo. La disposizione sarebbe però stata impugnata da ben 37 tra nipoti e pronipoti, in quanto questi verrebbero esclusi dall’asse ereditario. Ora a decidere dovrebbe essere il tribunale. Insomma, una storia che appare ben lontana dalla parola fine.

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