Il suicidio di Dalida arrivò dopo un precedente tentativo di togliersi la vita, 20 anni prima. La diva era stanca delle delusioni, stanca di soffrire. Lasciò un biglietto con scritto: La vita mi è insopportabile, perdonatemi.
Sveva Alviti e Alessandro Borghi in Dalida interpretano la diva e Luigi Tenco, che furono legati da un amore purtroppo finito in tragedia, con la morte di lui, che si tolse la vita nel 1967. Venti anni dopo anche il suicidio di Dalida. Il film (2016, regia di Lisa Azuelos) va in onda questa sera in seconda serata su Rai 1.
Suicidio Dalida: La vita mi è insopportabile, perdonatemi
Dalida tentò due volte il suicidio.
La prima volta nel 1967, dopo aver appreso della morte di Luigi Tenco, che lei stessa ritrovò cadavere nella sua stanza d’albergo. Il cantautore si tolse la vita dopo l’eliminazione della canzone Ciao amore ciao (da lui scritta e interpretata da Dalida) al Festival di Sanremo. Per la diva fu un durissimo colpo quel lutto, non si riprese mai. Cercò dunque di suicidarsi poco tempo dopo in un albergo a Parigi, dove aveva soggiornato con lo stesso Tenco, prima di Sanremo; fu salvata dall’intervento di una cameriera.
La seconda volta, quella fatale, nella notte tra 2 e 3 maggio 1987: nella sua casa di rue d’Orchampt 11bis sulla Butte di Montmartre ingerì una massiccia dose di barbiturici accompagnati da un bicchiere di whisky. Sul suo comodino fu trovato un biglietto scritto a mano: La vie m’est insupportable, pardonnez moi (La vita mi è insopportabile, perdonatemi).
La cantante e attrice aveva subito molti dispiaceri nella sua vita: prima il suicidio di Tenco, poi quello del suo ex marito Lucien Morisse e quello di Richard Chanfray, con cui era stata ben 9 anni. Inoltre la diva aveva anche avuto un aborto: era rimasta incinta di uno studente italiano, ma decise di interrompere la gravidanza. In seguito a quell’intervento scoprì che non avrebbe mai più potuto avere figli.
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