Germano Lanzoni è il protagonista delle gag del canale Youtube Il Milanese Imbruttito e questo è diventato un po’ il suo soprannome.
Personaggio della Milano bene, stereotipato e pronto a grandi interpretazioni, lo abbiamo intervistato in Esclusiva per farci raccontare qualcosa in più di lui e della sua vita.
Il Milanese imbruttito, Germano Lanzoni in Esclusiva: “Vi racconto il personaggio”
Io personalmente ti ho conosciuto grazie alla tua collaborazione con il
Milanese Imbruttito, tanto che pensavo tu fossi uno degli amministratori della
pagina. Volevo chiederti come è iniziata la collaborazione con loro e con il
Terzo Segreto di Satira.
No in effetti non lo sono però per fortuna mi hanno scelto come attore. Tutto nasce
dal fatto che i founder del milanese imbruttito avevano gli studi in Via Leandri a
Milano in zona Paolo Sarpi e il loro portinaio compare in una scena di un video del
Terzo Segreto di Satira. Loro erano fan del Terzo Segreto di Satira, quindi sono
andati a chiedere al portinaio come mai fosse finito in quel video. Lui gli ha detto
semplicemente che il Terzo Segreto aveva gli studi ad un numero civico vicino e gli
ha detto ‘‘Voi secondo me vi dovreste conoscere’’, una sorta di atteggiamento
anglosassone nella raccomandazione, rivolta senza alcun proprio interesse. In effetti
i founder, che sono Marco De Crescenzio, Tommaso Pozza e Federico Marisio,
avevano 22/23 anni e la stessa età l’avevano i founder del Terzo Segreto, che erano
appena usciti dalla Scuola Civica di Cinema di Milano. Tutti e due in rampa di
successo, il Milanese Imbruttito aveva già fatto 500000 follower ed era stato un anno
di grande successo: nasce nel 2013 quando pubblicano il primo post che è ‘il
milanese imbruttito non ha amici ma contatti’. Loro sono uno laureato in social
marketing, l’altro allo IULM e il terzo un sound designer per cui avevano una
formazione molto vicina a quello che è poi l’utilizzo dei social non per una
soddisfazione personale ma per una possibilità creativa e poi professionale. Nel
2013, per me Facebook era la pagina per andare a vedere se le mie compagne del
liceo avevano ancora lo stesso fascino o il tempo aveva segnato loro mentre I
founder sperimentavano la forza del contenuto. Un anno dopo, c’erano già le
interviste con Luca Abbrescia che è l’altro frontman del milanese imbruttito. Calcola
che io faccio parte del primo gruppo storico del Terzo Segreto di Satira, noi facciamo
satira attraverso gli elettori e non attraverso i politici. Raccontiamo il venditore di auto
leghista, il venditore di auto del PD, ecc. cioè come si comportano, in modo satirico,
gli elettori e il loro comportamento che viene sempre dettato dalle linee politiche. Nel
gruppo io facevo il leghista anche se, a dire il vero dal punto di vista puramente di
avvicinamento dei personaggi, il milanese imbruttito quindi ‘Office, grano e suv’ era
più vicino a quello che era il forzista o il renziano che è personaggio di Massimiliano
Loizzi. Il problema per lui è che non era milanese, è pugliese quindi va benissimo
però non per fare quel personaggio che doveva essere autoctono. Tra i tre Milanesi
del cast del Terzo Segreto, ovvero io, Walter Leonardi e Marco Ripoldi, il
personaggio più in linea come età, doveva essere tra i 45-50 anni, e come indole, il
personaggio stava sul c**** a tutti, con il Suv e l’aziendina, ero proprio io. Così mi
fanno la proposta e nel 2014 il primo video nasce già come branding content quindi
non come linea editoriale di contenuti ma come video da condividere con gli
sponsor. Sono stati chiarissimi: se arriva il grano si fanno i video, il primo lo facciamo
gratis, con gli altri ci guadagneremo tutti. E così è stato, siamo stati un anno senza
un video, nel senso che abbiamo fatto il primo video pilota che poi è andato ai centri
media in attesa di sponsor. Un anno dopo, nel 2015, abbiamo fatto il primo video
pagato dallo sponsor e da lì è nata tutta la sequenza di video, ad oggi abbiamo
superato la trentina di episodi.
Come mai, secondo te, la pagina è così tanto seguita in tutta Italia e non solo a
Milano e fa ridere ovunque?
La pagina in effetti è molto milanocentrica però ha delle sfumature: il mio
personaggio in particolare non rappresenta solo il delirio di un milanese in office ma
rappresenta l’office in generale, le dinamiche (gli inglesismi, stare sul pezzo, ecc)
che è tipicamente milanese in assoluto però è diffuso anche in tutte le altre attività
che si avvicinano all’impresa o alla multinazionale, in chi vive la quotidianità
dell’Office e credo sia questo che ci abbia portato a superare la circonvalla. A livello
di numeri so che ci seguono anche da tutto il mondo: penso agli italiani che vivono
all’estero e che seguono i video perché gli ricordiamo l’Italia, magari non sono
neanche di Milano però sono stati a Milano per qualche periodo oppure riconoscono
i caratteri dell’Italia. Ovviamente lo zoccolo duro è in Lombardia però ci sono
tantissimi che ci seguono da Roma e da tutte le altre città.
Tu in cosa ti rivedi nel tuo personaggio?
Io mi rivedo nell’imbruttimento nei momenti critici. La mia città mi porta, come
Milanese, a vivere scleri momentanei istantanei perché devo ottimizzare il mio
tempo. E’ un po’ la psicogeografia, questo è sicuramente reale cioè il luogo in cui tu
vivi influenza, non soltanto il tuo modo di pensare, ma anche il tuo modo di parlare.
Questo è un esempio antropologico del fatto che un luogo ti accomuna molto di più
di quello che pensiamo. Quando tu fai tot meme che sono delle frasi che molti
confermano nei vari post “Questo lo dico io”, “Questo lo dici tu”, “Questi siamo noi”
vuol dire che effettivamente quella zona che io vivo quotidianamente mi ispira. Per
gli scleri a Milano non ci mancano le opportunità, dal traffico al fatto che deve essere
fatto tutto velocemente, tutto per ieri, che poi è vicino non soltanto a Milano ma a tutti
quelli che hanno un’attività privata, che hanno una percezione di questi scleri. L’H24,
7 giorni su 7 in una società smart è di default {ride, ndr].
Hai per caso avuto modo di vedere la parodia che fanno del bauscia Bonolis e
Laurenti ad ‘Avanti un altro’?
Ni, guardo pochissimo la televisione, più che altro guardo Netflix o altre cose. Non
ho avuto modo però mi informerò! Anche la nostra nasce come parodia, non è
un’identificazione voluta, poi come tutte le cose ha una doppia lettura per quello che
si identifica e ci ride sopra. Io credo che la nostra città abbia come qualità di base
l’autoironia e la dimostrazione è che molti ci seguono pur essendo milanesi, pur
essendo loro imbruttiti si divertono, è un po’ una leva positiva della comicità.
Tu a proposito hai fatto il comico nei cabaret ma hai anche avuto una buona
carriera come speaker per Radio Deejay e per RDS e ora collabori con il
Milan…
Questo è il diciannovesimo anno di lavoro con il Milan. Diciamo che ho sempre avuto
una doppia vita, una diversificazione tra il mio personaggio e quello di speaker e
comedian. Come comedian ho lavorato in tutti i teatri off, nei ‘peggiori bar di
Caracas’ a Milano. Poi ho avuto la fortuna quando lavoravo per RDS, grazie a una
partnership della radio con il Milan, ed era l’Inizio del 2000. Poi entrai in campo due
anni dopo perché per i primi 2 anni promuovevo solo eventi legati alle giovanili, al
calcio di per sé giocato per le strade. Poi invece nel 2002 divenni lo speaker ufficiale
dello Stadio che ancora oggi, grazie a Dio e al Diavolo, sono.
Milano fornisce molto a chi vuole cominciare una carriera nei cabaret…
Milano ha una tradizione nel cabaret nel senso più nobile del termine, non me ne
vogliano i colleghi, però diciamo che c’è un tipo di cabaret milanese che poi è quello
che Gaber ha fatto diventare un capolavoro con il teatro canzone, dove monologo e
canzone, realismo e surrealismo, cambiano un po’ i ruoli, dove la battuta non è fine a
se stessa e dove la risata viene usata per dire qualcosa. In questo è una città che ti
dà possibilità in tutti gli aspetti, dal piccolo bar al grande teatro, di confrontare la tua
ricerca comica con la tua ricerca personale. E’ una scelta di campo, non è vero che il
comico che ti fa pensare o pretende di farlo sia più nobile o migliore del comico che
ti fa ridere e basta, però è stata sempre la mia scelta di gioco. Io mi sono preso la
libertà di lasciare l’aspetto di puro intrattenimento allo speaker quindi non ricercare le
soddisfazioni artistiche in quello che facevo come speaker, come dj o conduttore di
eventi e invece nell’ambito artistico di fare le cose che interessavano a me. L’ho
sempre fatto, non ho risposto né a televisioni né ad altre cose proprio perché
cercavano altro. Io ho sempre scritto e pensato alla mia maniera, sono stato
fortunato perché l’attività di speaker mi permetteva di riempire il frigorifero, non con i
testi comici ma con il mio talento di intrattenimento e non sono dovuto andare
incontro al mercato. Ho avuto la fortuna di aspettare e diventare bravo, anche questo
è un aspetto, è una delle piccole cose che nella vita bisogna ricordare, che il
successo arriva quando diventi bravo…probabilmente ci ho messo anche tanti anni a
diventare bravo! La figata è che faccio solo le cose che mi piacciono e dico le cose
che penso. Essere pronto nel 2014 senza aver già sfruttato la mia faccia in altri
programmi è stata anche la mia fortuna, cioè essere un attore che non aveva un
volto conosciuto e al contempo poteva garantire loro una qualità comica che poi si è
verificata la scelta giusta.
Ho letto che nella tua vita privata hai affrontato un momento delicato quando
sono nate le tue figlie che mi ha abbastanza colpito.
La vita è bella perché ti sorprende, a volte in modo positivo, a volte capisci la
positività un po’ più avanti nel tempo. Ho avuto la fortuna di avere due gemelle, nate
l’8 marzo, un regalo di Dio per farmi capire le donne. Nel loro percorso sono partite
in salita perché avevano difficoltà uditive, sono nate sorde medio-gravi profonde e
con la crescita sono peggiorate. La fortuna è che sono state curate
all’Audiovestibologia di Varese, operate dal professore Sandro Burdo e seguite dalla
sua equipe, persone straordinarie, e quella che inizialmente è stata una salita è
diventata una salita più agile. Oggi ho due figlie che come tutte le persone che sono
partite in salita hanno una sensibilità più spiccata e la mia vita continua a essere
l’esperienza più bella che si possa fare.
In questo tuo percorso in cui sei stato abbastanza selettivo e ti sei conquistato
il successo piano piano che progetti hai per il futuro?
Continuo a fare quello che ho sempre fatto, testa bassa, lavorare, diventare sempre
più bravo. Nella mia professione credo che se uno vuole studiare fino all’ultimo
giorno prima di andare in scena può farlo perché non è soltanto entrare in scena ma
scrivere testi bene, cantare bene, suonare bene, sorprendere. In questo periodo sto
lavorando sul processo comico non soltanto sui prodotti comici cioè sulla
condivisione di quali sono le mie scelte drammaturgiche, l’utilizzo della comicità nella
comunicazione quindi mi trovo ad incontrare aziende in cui lo scambio non è soltanto
la risata ma nel come si utilizza la risata, in particolar modo nel ridere con invece del
ridere di. Grazie al percorso che ho fatto con le aziende e con i brand ho imparato a fare il mio spettacolo, a difendere la mia ideologia, ad offrire le mie competenze in
modo che la vittima, fondamentale nella dinamica comica, sia coinvolta nell’azione
comica. È qui che la tua astrazione, la tua sensibilità che fa nascere la battuta è
rivolta ad includere e non ad escludere.
In questo coinvolgete i ragazzi?
Sì, in questo periodo sono più a scuola di quando ci andavo io! La notorietà del
personaggio mi dà una leva di ascolto più potente. Nello scambio con il personaggio
che alle volte è molto imbruttito quindi poco inclusivo, l’attore/persona che sta dietro
in realtà sa perfettamente di cosa si tratta. E’ questa è la fortuna di avere successo a
50 anni, hai 50 anni di vita sulle spalle e non soltanto 32 di palco quindi avvantaggia.
In futuro spero che il personaggio sia ancora con me e io con lui, certo devo lavorare
e sfruttare bene le opportunità e vedere, come diceva il maestro, ‘di nascosto l’effetto
che fa’.
‘Ridere con invece di ridere di’ con i ragazzi, a scuola, dove il bullismo, che c’è
sempre stato, sembra un fenomeno in aumento, sembra davvero una buona
idea!
C’è proprio un progetto che sto sviluppando insieme a Fania Alemanno, la mia team
manager, di farlo diventare un percorso di scambio con le scuole più duraturo. Non
ho la leva per far cambiare le persone ma, essendo un professionista della risata, di
spiegare come, cosa accade quando facciamo una battuta e poi che ognuno si
prenda la responsabilità della propria battuta. Spiegando la differenza tra “ridere
con” e “ridere di” non cambi il loro atteggiamento ma gli passi la palla della
responsabilità. Non puoi dire solo una battuta, così la vittima soffre cioè viene
“menata” due volte in quanto sembra che non abbia capito l’ironia. L’ironia è una
questione di sensibilità, quando la tua intelligenza non è stata sufficiente per far
nascere il sorriso, allora dovrebbe entrare l’altra parte, quella sensibile, a chiedere
scusa. Le situazioni vanno a verificarsi ugualmente però così c’è maggior
responsabilità, aiuta a rafforzare la vittima che non si senta vittima di chi in quel
momento è stato insensibile e dovrebbe solo chiedere scusa, tanto non costa nulla.
Teresa Franco