Vi ricordate di Bud Spencer senza barba in “Al di là della legge”?

Per quanto riguarda il polveroso filone caro a Sergio Leone, il mitico Carlo Pedersoli meglio conosciuto come Bud Spencer è senza dubbio ricordato per aver concesso anima e corpo a Bambino nell’intramontabile dittico di avventure di Trinità alias Terence Hill; ma, in realtà, fu tramite Dio perdona… io no! di Giuseppe Colizzi che fece il proprio ingresso all’interno del genere, per poi tornarvi grazie a Oggi a me… domani a te! di Tonino Cervi e Al di là della legge.

Datato 1968 e ristampato ora su supporto dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it), quest’ultimo in particolare presenta diversi motivi di interesse, a partire dal fatto che in mezzo agli sceneggiatori figuri il Fernando Di Leo poi divenuto maestro del noir tricolore dirigendo autentici capolavori quali Milano calibro 9 e La mala ordina.

Motivi di interesse tra cui rientra anche un Bud calato non solo calato nell’insolito ruolo antipatico di James Cooper e non doppiato dalla consueta voce di Glauco Onorato, ma del tutto privo della sua tipica barba e dei baffi, tanto da risultare quasi irriconoscibile.

Ed il suo è solo uno dei grandi nomi volti ad impreziosire il ricco cast di circa un’ora e cinquanta di visione che, comprendente Antonio Sabàto e Lionel Stander, provvede a calare l’infallibile Lee Van Cleef nei panni di Cudlip, abituato a trafficare in furti e rapine insieme a due soci, ma evitando di usare le armi.

Il Cudlip cui, un giorno, una delle sue vittime propone di diventare sceriffo per sconfiggere una banda di pericolosi malviventi e che, nella nuova veste, sembra quindi finire in preda ad una vera e propria deformazione professionale, tanto da spingere i vecchi compagni di malefatte a lamentarsi.

Perché, con caratteristi del calibro di Gordon Mitchell e Romano Puppo inclusi nel mucchio selvaggio (tanto per rimanere in argomento) e un buon ritmo narrativo a scandire il tutto, è chiaro che, tra una pallottola e l’altra, non siano certo importanti tematiche umane quali l’amicizia e l’inganno a rivelarsi assenti; man mano che il regista Giorgio Stegani – già autore, tra l’altro, di Adiós gringo e Gentleman Jo… uccidi – sfodera riuscite sequenze d’azione, momenti di tensione come quello del sequestro in chiesa e continui colpi di scena.

Coadiuvato dalla bella fotografia di Enzo Serafin e, senza rinunciare all’ironia, guardando in maniera evidente più alla precedente tradizione western a stelle e strisce che a quella allora contemporanea nostrana.

Fino all’inaspettato e decisamente amaro epilogo di un’operazione che, oltretutto, individua un ulteriore pregio nelle funzionali musiche composte da Riz Ortolani.

Francesco Lomuscio

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