Nei giorni scorsi abbiamo cominciato a dare uno sguardo (parte 1; parte 2; parte 3; parte 4 e parte 5) ai personaggi realmente esistiti tra quelli visti in Titanic, il kolossal diretto nel 1997 da James Cameron e che, oltre ad emozionare milioni di spettatori in tutto il mondo con la sua storia d’amore tra i Jack Dawson e Rose De Witt Bukater interpretati da Leonardo di Caprio e Kate Winslet, si è aggiudicato ben undici premi Oscar.
Oggi andiamo a scoprire chi era l’uomo che si trova sulla prua della nave mentre essa va a fondo e che beve whisky a poca distanza da Rose e Jack: si tratta di Charles Joughin, cuoco e capo panettiere del Titanic.
Interpretato da Liam Tuohy, pare che riuscì a sopravvivere alle gelide acque dell’Atlantico grazie all’ingente quantità di alcool ingerita, che rallentò la perdita di calore corporeo.
Infatti, divenne famoso per essere sopravvissuto all’acqua gelida dell’Atlantico per un tempo eccezionalmente lungo e in un modo stupefacente.
Nell’aprile del 1912 entrò a far parte dell’equipaggio del Titanic durante il suo primo ed ultimo viaggio.
Al momento della collisione, Joughin era fuori servizio e si era già coricato nella sua cuccetta, situata sul ponte E. Dopo che gli giunse la notizia che gli ufficiali stavano già imbarcando i passeggeri sulle scialuppe, mandò una squadra di 13 uomini a perquisire la dispensa per prendere tutto il pane che si trovò. Accompagnò poi i suoi uomini sul ponte; ciascuno portava quattro pagnotte. Joughin ritornò in cabina per prendere una dose di whisky per poi risalire sul ponte verso le 00:30 per aiutare le donne ad imbarcarsi sulle scialuppe, usando maniere un po’ brutali con le donne che si lamentavano o che rifiutavano di salire sulle barche.
Nominato responsabile della scialuppa numero 10 dal capo degli ufficiali Henry Tingle Wilde, decise di restare a bordo poiché c’erano già molti uomini sulla scialuppa in grado di occuparsene e avrebbe dato un cattivo esempio se si fosse salvato.
All’01:20 ridiscese le scale fino alla sua cuccetta e mandò giù un altro bicchiere di whisky. Si rese poi conto che il pavimento era già sott’acqua e, verso l’1:45, risalì in tempo sul ponte. Mentre tornava sul ponte, incontrò William O’Loughlin, il medico di bordo, che era diretto verso la dispensa. Fu l’ultima volta che qualcuno lo vide. Sul ponte, il panettiere si accorse che tutte le scialuppe era già state calate in mare. Joughin allora ridiscese sul ponte B e si mise a lanciare più di 50 sedie dalle finestre, per permettere ai naufraghi di aggrapparsi a qualcosa. Alle 2:10, decise di riposarsi nell’ufficio, sul lato di dritta del ponte A.
Dopo essersi dissetato, si unì alla folla diretta verso la poppa della nave. A causa dell’eccessiva inclinazione, che gli impedì di rimanere in piedi, fu costretto a scavalcare il parapetto di poppa e a tenersi per non cadere in mare. In quel momento la nave, dopo essersi spezzata in due tronconi, era quasi completamente in verticale e Joughin si trovò a circa 30 metri dall’acqua. Quando la poppa affondò, si mise in acqua, senza bagnarsi i capelli.
Secondo la sua stessa testimonianza, Charles continuò a nuotare per circa due ore. Egli ha ammesso di sentire poco il freddo, molto probabilmente grazie al alcool che aveva ingerito durante la notte. Grandi quantità di alcool in genere aumentano il rischio di morire d’ipotermia ma ci sono prove che suggeriscono che l’ingerimento di una certa quantità di alcool può rallentare la perdita di calore e prolungare la sopravvivenza.
Verso le 4 di mattina vide il rovesciato canotto pieghevole B, che scambiò per un relitto. Non c’era posto per lui sull’imbarcazione, che conteneva una trentina di persone, e fu così costretto a rimanere in acqua. Il cuoco Isaac Maynard, che riconobbe il collega, gli tenne la mano. Joughin, che aveva i piedi gonfi, e i superstiti del canotto B vennero tratti in salvo dalla RMS Carpathia.
Joughin in seguito tornò in Inghilterra e testimoniò all’inchiesta britannica sul naufragio del Titanic, presieduta da John Bigham, 1° visconte Mersey. Nel 1920 si trasferì a Paterson, New Jersey, negli Stati Uniti. Secondo il suo necrologio, Joughin si trovava a bordo della SS Oregon quando affondò nel porto di Boston.
Morì di polmonite all’ospedale di Paterson il 9 dicembre del 1956 all’età di 78 anni.